La collezione di fossili e minerali

LA SEZIONE GEOLOGICA DEL COLLEGIO ALBERONI

La collezione ha avuto inizio nei primi del ‘900 quando la direzione ha voluto dotare il Museo di Storia Naturale del Collegio anche di questa importante sezione petrografica e mineralogica acquisendo la collezione Bracciforti.

Questo primo nucleo è stato poi integrato nel corso degli anni con altre significative donazioni delle quali la più importante e la più recente risulta essere quella dei Padri Scalabriniani trasferita interamente al Collegio Alberoni.

Il riordino della sezione geologica realizzato nei primi mesi del 2004 ha permesso l’integrazione delle due collezioni, che mantengono comunque la loro identità, nel nuovo allestimento.
La collezione storica risulta composta da 943 pezzi di cui 436 sono minerali e 507 rocce.
La collezione donata dai Padri Scalabriniani è invece formata da 208 pezzi fra i quali 121 sono minerali e 87 rocce. 37 sono i pezzi provenienti da altre donazioni.

Il nuovo allestimento museale presenta esposta una selezione di 176 minerali e 280 rocce. Si tratta dei pezzi più significativi sia sotto l’aspetto scientifico che didattico.

Cos’e’ un minerale? Cos’è una roccia?

Per minerale in senso lato può dirsi ogni corpo inorganico il quale prenda parte naturalmente alla costruzione della litosfera ossia la crosta solida del nostro pianeta; restano escluse le sostanze artificiali prodotte dall’industria umana.
Tra le masse minerali è bene distinguere quelle chimicamente omogenee, a composizione bene definita che chiameremo minerali in senso proprio o ristretto, da masse eterogenee risultanti da aggregati di minerali che chiameremo rocce.

Pertanto si può concludere che per essere considerato tale un minerale deve avere tre requisiti indispensabili: essere di origine naturale, avere formula chimica ben definita, avere struttura cristallina determinata

Si definiscono ROCCE tutti gli aggregati di minerali, indipendentemente dal loro stato di coesione. Esse non sono necessariamente dure e compatte, infatti sono ROCCE anche le sabbie del mare e dei fiumi in quanto costituite da MINERALI.-

LA SEZIONE PALEONTOLOGICA E I FOSSILI DEL “PIACENZIANO”

Scriveva Leonardo da Vinci:
“… e sopra le pianure della Italia dove oggi volan li uccelli a torme, solea discorrere i pesci a grandi squadre (…) vedesi nelle montagne di Parma e Piacenza la moltitudine de’ nichi (conchiglie) e coralli intarlati, ancora appiccati alli sassi… me ne furono portati un gran sacco da certi villani, che in tal loco furon trovati…”

La fascia collinare compresa tra Tabiano Bagni (Parma) e Gropparello è senza dubbio l’area classica del Pliocene mediterraneo. Quasi al centro di questo territorio Castell’Arquato e i suoi dintorni costituiscono il simbolo della lunga storia degli studi sul Pliocene.

Il “Golfo Padano” oltre a lasciarci incredibili quantità di invertebrati di varie specie, ci ha riconsegnato i resti fossili di numerosi cetacei rinvenuti sulle pendici calanchive della provincia di Piacenza dal 1793 fino ai giorni nostri.

In una delle vetrine di esposizione è stata collocata anche una miscellanea di fossili di altre aree geografiche italiane: per la maggior parte si tratta di vegetali del Carbonifero (280-345 m.a.), di echinidi (ricci di mare) alcuni dei quali del Cretacico (100/136 m.a.), di ammoniti del Giurassico (136-190 m.a.), di pesci del Miocene (5-26 m.a.).
Nell’esposizione di questi reperti, essendo solo una modesta testimonianza delle varie epoche, non sono stati seguiti i criteri sistematici adottati invece per il Pliocene locale.

La Collezione

La raccolta è costituita in parte da pezzi appartenuti alla collezione “Bracciforti” e in parte da esemplari donati da altri sconosciuti.
Essa si può considerare suddivisibile in due gruppi: il più grande è senza dubbio quello relativo ai reperti pliocenici, ossia riferibile al periodo di cui il territorio piacentino è il più rappresentativo in Italia.
L’altro gruppo è rappresentato da una miscellanea, tuttavia interessante, di fossili provenienti da vari siti o appartenuti ad altre ere geologiche (300 pezzi).
La punta di diamante della collezione resta comunque quella Pliocenica, non solo per la quantità dei pezzi (2573), ma soprattutto per la adeguata rappresentatività del periodo in relazione al numero delle famiglie (109) e delle specie (422) presenti.

La metodologia di esposizione è quella sistematica che adotta il criterio di far discendere le varie famiglie in ordine filogenetico.
I pezzi esposti sono in totale 1522 ai quali si aggiungono i 78 delle sezioni. L’archivio invece è composto da 1.607 pezzi.

La Malacologia attuale
La raccolta di conchiglie attuali era originariamente mescolata a quelle fossili. Questa collezione, inizialmente modesta, è stata incrementata dall’apporto di esemplari interessanti ceduti dagli Scalabriniani. Sono presenti un totale di 1.441 pezzi relativi a 40 famiglie e 164 specie differenti che si affiancano a quella già esistente nella sezione di zoologia del Museo di storia naturale del Collegio.

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