Giulio Alberoni: profilo biografico
Giulio Alberoni (1664-1752) è un prodotto tipico di quell’Europa cosmopolita che fiorì nel secolo XVIII. Nonostante fosse di umili origini, riuscì a scalare il potere. Divenuto sacerdote, partecipò a una missione diplomatica affidata dal duca Francesco Farnese (1694-1727) al vescovo di Borgo San Donnino presso il generale in capo dell’esercito francese Louis-Joseph de Vendôme (1654-1712), impegnato in Italia durante la guerra di successione spagnola (1701-1714).
Dopo la vittoria di Cassano d’Adda (1705), Alberoni seguì Vendôme prima nelle Fiandre e poi in Spagna, ove a Villaviciosa il 10 dicembre 1710 le truppe franco-spagnole sconfissero quelle austriache. Alberoni favorì il matrimonio del nuovo re di Spagna, Filippo V, con Elisabetta Farnese. Fu la fortuna del giovane e brillante sacerdote piacentino, che divenne prima l’anima del governo e poi addirittura il capo dell’esecutivo di Madrid. Riorganizzò la Spagna e cercò di darle una politica estera coerente. Fu battuto sul tempo dagli avvenimenti. Dopo un’infelice spedizione per l’occupazione della Sardegna e della Sicilia, Alberoni, che nel frattempo era diventato cardinale, fu silurato (1718).
Si allontanò dalla penisola iberica, mentre veniva istruito un processo contro di lui da parte del papa Clemente XI. Alla sua morte poté partecipare al conclave, che elesse Innocenzo XIII che lo assolse da ogni imputazione. Nel 1730 fu nominato amministratore e commendatario dell’ospedale di san Lazzaro in Piacenza, che trasformò da ospedale in un seminario, per aiutare negli studi quei chierici poveri che non avevano mezzi per studiare. Vincendo molte difficoltà costruì un edificio sontuoso, il “suo collegio”, nonostante gli impegni di governo che lo tennero lontano da Piacenza, prima a Ravenna e poi a Bologna, come responsabile delle legazioni pontificie in quelle regioni. Durante le vicende della guerra di succesisone austriaca il collegio fu distrutto, ma il cardinale lo ricostruì e lo aprì alla vigilia della morte che lo colse nel suo palazzo di città il 26 giugno 1752.
La sua figura è interessante per molti aspetti. Fu un uomo “faber fortunae suae”. Ebbe un ruolo nella politica europea e italiana di rilievo. Invece che pietrificare le sue ricchezze in costruzioni inutili, seppe dare alla sua città un collegio, che dotò di un efficiente programma formativo e ne affidò l’esecuzione alla Congregazione della Missione di S. Vincenzo de’ Paoli che lo guida ancora oggi.